localizzazione | San Donà di Piave
committente | privato
destinazione | commerciale
superficie | 150 mq
prestazione | progetto definitivo e D.L.
progettazione | Arch. A. Ravalli
gruppo di lavoro | crispino.masini.milani.pelliconi
info | allestimento di spazi commerciali a San Donà di Piave (VE)


Il progetto ha come oggetto il recupero di un vecchio magazzino di 350 m2, situato a San Cristoforo, a Milano, nel quale realizzare il nuovo showroom per la casa di moda Lubiam. Lo spazio interno si compone di tre vani principali. L’accesso avviene attraverso il primo volume, dove la nuova pavimentazione in cemento crea un dislivello che differenzia una prima zona d’ ingresso dallo spazio espositivo. Attraversandolo si accede ad un secondo spazio a doppia altezza, che termina in una nicchia situata dietro due archi in mattoni. La nuova scala posta dietro la parete in legno porta al livello soppalcato nella nicchia e nasconde la centrale tecnica per la produzione di energia, mentre sul lato opposto, dietro un terzo arco, si dispongono i locali di servizio. Da questi si accede al terzo volume, una ex ghiacciaia, uno spazio circolare voltato sorretto da contrafforti. Contando su di un budget limitato, il progetto opta per la conservazione dell’ aspetto ‘archeologico’ del magazzino, letto come qualità caratterizzante dello spazio. Le pareti in mattoni sono lasciate nude, le altre vengono semplicemente tinteggiate con una leggera scialbatura graffiata. I soffitti in legno del secondo volume e la volta in mattoni sono mantenuti a vista, mentre il primo volume viene controsoffittato per alloggiare l’ impianto illuminotecnico. La pavimentazione in cemento connette tra loro i differenti spazi espositivi. Gli arredi e gli elementi inseriti, la cui disposizione geometrica cartesiana corregge le irregolarità degli spazi esistenti, sono utilizzati per contenere e celare gli impianti e gli elementi tecnici. La marcata matericità degli oggetti progettati (i metalli sono acidati, il larice a taglio di sega viene proposto naturale o impregnato nero), dialoga con l’ identità ‘archeologica’ dei vecchi magazzini.